ALFREDO FAETTI
SCARLINO. L’area industriale del Casone torna a far parlare di sé per l’inquinamento: non quello ambientale, stavolta, bensì quello acustico. Stando a quanto dice la nuova associazione Lavoro, Ambiente e Salute, il disturbo in certe fasce va ben oltre il normale livello di sopportazione: lo denunciano alcuni iscritti all’associazione che abitano in quella zona. «Nelle ultime settimane – spiega il presidente Antonio Pavani – siamo stati sollecitati da nostri associati, soprattutto quelli residenti nella fascia rurale a ridosso del Puntone e quelli che abitano nel territorio di Follonica verso Cassarello, a causa di una fonte rumorosa di notevole intensità che proveniva, anche se a momenti alterni, dalla zona industriale del Casone». Insomma, per dirlo in parole semplici, il rumore «certe volte ben oltre il normale di sopportazione creando così un disagio non giustificabile».
Un problema, quello delle rumorosità degli impianti del Casone, «che si presenta ciclicamente», denunciano dall’associazione. La questione non è solo che gli impianti emettono rumori anche forti, ma soprattutto che questi talvolta non rispettano, secondo Pavani, i limiti stabiliti per legge. «Il livello sonoro, – continua il presidente – del tutto anomalo, pare vicino per intensità a quello emesso dall’impianto di Scarlino Energia nei mesi passati e rilevato, dai tecnici dell’Arpat, fuori dai parametri consentiti».
Così l’associazione Lavoro, Ambiente e Salute, che vuole farsi tramite tra cittadini e amministrazione, ha riassunto tutte queste preoccupazioni e le ha spedite in una lettera al sindaco di Scarlino Maurizio Bizzarri (e “per conoscenza” anche a quello di Follonica Eleonora Baldi e all’Arpat di Grosseto), nel quale Pavani chiede, a nome di tutti gli iscritti, di «farsi carico del problema in modo da far intervenire l’Arpat per un nuovo sopralluogo e per le rilevazioni del caso». Non solo. Perché per Pavani «sarebbe inoltre interessante sapere se esiste un sistema di rilevazione in continuo dell’inquinamento acustico nella zona industriale suddetta, o se i rilievi vengono effettuati solo dietro sollecitazioni esterne».
Fonte: Il Tirreno del 23/02/2011