Feb 142012
 

Come promesso dai nostri attuali amministratori, fin dai tempi della campagna elettorale, e come richiesto da alcune associazioni di cittadini, finalmente, il 20 dicembre scorso, è stata deliberata dal Consiglio provinciale l’istituzione di un “Osservatorio ambientale”  già  chiamato “Agenzia di monitoraggio”.

Affinché le osservazioni che seguono non siano fraintese, ricordiamo che l’Associazione raggruppa cittadini di Scarlino e Follonica appartenenti a tutti gli schieramenti politici.

Quello che diremo pertanto è rivolto non tanto ad un partito o coalizione, bensì a come certi amministratori, che se pure devono decidere, lo fanno rifiutandosi, nei fatti, di dialogare con i cittadini benché, ipocritamente, dichiarino l’esatto opposto.

Vogliamo ricordare l’operato della Provincia quando, in una scelta ampiamente condivisa da tutti, affidò al dr Rabitti la valutazione dei presupposti e della correttezza delle procedure, utilizzate per l’avvio della combustione dei rifiuti nell’inceneritore di Scarlino Energia.

Al termine dello studio vennero ignorate le conclusioni del dr Rabitti, tecnico di autorevolezza indiscussa nel settore ambientale, perché evidentemente contrastavano con scelte ormai decise, e fu affidato un secondo incarico ad un altro tecnico. Le conclusioni di quest’ultimo furono poi accettate “senza nei fatti effettuare una analisi critica e di confronto” come stigmatizzato nelle ben note sentenze del TAR prima e del Consiglio di Stato poi.

Il tema dell’osservatorio questa volta è diverso, ma il modo di procedere sempre lo stesso: dichiarazioni d’intenti in linea con le aspettative dei cittadini, condivisione di approccio al problema e subito dopo la concretizzazione di comportamenti che tradiscono in pieno i presupposti:

  • nella delibera per l’Osservatorio ci si richiama espressamente a convenzioni (Aarhus),  a decreti legislativi (152/2006) e a leggi regionali (25/1998) che invitano ad aprire i percorsi decisionali, in materia di scelte ambientali, alla partecipazione effettiva dei cittadini, singoli o associati. Si dice  dell’obbligo, che le istituzioni hanno, di tener conto nelle decisioni dei pareri espressi.  Si dice  che l’operato della pubblica amministrazione deve  essere improntato ai principi della precauzione e della azione preventiva. In buona sostanza che va alimentata la creazione di opportunità di partecipazione di cittadini singoli e associati a che questi possano partecipare effettivamente al processo decisionale

poi  nella stessa delibera, in concreto,  ci si propone in sintesi di:

  1. rendere pubblici i dati tecnico/scientifici riguardanti gli impianti industriali promuovendo la loro comprensione al fine di monitorare e prevenire l’impatto sull’ambiente e sulla salute
  2. osservare che la gestione degli impianti venga fatta nel rispetto della legge e si decide questa struttura:
  • che l’osservatorio sarà composto dal presidente della provincia e dai sindaci dei comuni di volta in volta interessati
  • che verrà formato un comitato tecnico formato: fino a 4 tecnici nominati dalla provincia, un tecnico dalla ASL, uno dall’ARPAT, uno da ciascun comune interessato.

Un bel team, non c’è che dire.

E  i cittadini? Come per incanto si sono volatilizzati.

Ma no, e qui è la sorpresa! Qualora il presidente della provincia o il suo delegato giudichi (lui) che forse è il caso di far partecipare un tecnico in rappresentanza di tutti i cittadini interessati, potrà richiedere, bontà sua, che si affianchi agli altri 5-8 tecnici di nomina istituzionale. Naturalmente l’osservatorio si riunisce non quando i cittadini, così pienamente coinvolti, ne ravvisassero la necessità, ma quando il Presidente o l’Assessore delegato lo decidono.

Se così stanno le cose, a meno che qualcuno ci dica, a proposito dell’aiuto alla comprensione di cui si parla al punto 1), che non abbiamo capito niente, non ci rimane che dire

no grazie.

Anzi vorremmo fare un invito al Presidente e a tutti coloro che hanno contribuito a far nascere questo nulla: che venga rifatta una nuova delibera che annulli questa di cui stiamo parlando per la semplice considerazione che quanto partorito altro non è che l’assemblaggio di competenze che già esistono ed operano, se pure staccate da quella tanto decantata partecipazione del cittadino, sugli stessi temi che dovrebbe affrontare in concreto l’Osservatorio. Forse così almeno risparmieremo delle risorse e, cosa che non guasta di questi tempi, qualche soldo, quello sì dei cittadini.