Giu 012012
 

FOLLONICA Decine di eucalipti e conifere sono stati tagliati nei giorni scorsi lungo la provinciale del Casone, all’altezza degli insediamenti industriali del complesso La Botte. Un intervento che è iniziato la scorsa settimana sul lato destro della carreggiata in direzione Follonica e che sta proseguendo anche nello spicchio di terreno compreso fra la ferrovia e le aziende dell’interno. Il taglio delle essenze sul lato ovest della strada è stato deciso dalla Provincia per mettere in sicurezza la strada; appare invece più oscura la motivazione del taglio delle essenze sul lato est. «In quella piccola area gli eucalipti e gli altri alberi tagliati erano il rifugio di numerose specie di uccelli – spiegano alcuni coltivatori – durante le prime ore della sera era facile notare centinaia di aironi ed altre specie palustri trovare riparo in quella piccola porzione di terreno. In quegli alberi che ancora rimangono in piedi e in quelli già tagliati le specie stanziali nel padule di Scarlino hanno costruito il loro nido ed un taglio così drastico rischia di avere serie ripercussioni sull’avifauna locale». In effetti l’intervento sul lato est della strada non sembra avere molta attinenza con la sicurezza stradale, visto che in quel tratto fra la provinciale del Casone e le essenze che sono state tagliate corrono i binari della ferrovia, garantendo quindi una ulteriore fascia di protezione per gli automobilisti in transito che difficilmente possono essere ostacolati, sia a livello visivo che strutturale, da alberi lontani una decina di metri dal nastro d’asfalto. L’eucalipto, inoltre, è una pianta che sopporta bene anche la potatura e la capitozzatura, pratiche spesso utilizzate per ridurre la pericolosità di essenze molto alte o con rami comunque sporgenti ed utilizzate al posto del taglio radicale. «La maggior parte degli alberi sono ancora in piedi – spiegano i coltivatori – e solo una piccola porzione è stata tagliata, il rischio è però che in caso di ulteriore abbattimento tutte le specie palustri che in quell’area hanno trovato ricovero debbano cercarsi un’altra zona e costruire un altro nido, mettendo ulteriormente a rischio la sopravvivenza dell’avifauna locale». Michele Nannini

Fonte: Il Tirreno del 13/05/2012