Lug 112013
 

Scarlino  08.07. 2013

Alla Stampa
Ai nostri Soci  ed alla Cittadinanza

Come volevasi dimostrare. E ora siamo alle analisi! Compiuto il disastro tutti, a gran voce, a chiedere le analisi. Analisi sulle varie matrici ambientali e sulla catena alimentare, analisi sul latte delle asine delle Bandite, analisi del sangue sui lavoratori.

Le chiedono i sindaci, si chiede che la provincia provveda, le chiede la ASL.

L’associazione “Lavoro, Ambiente e Salute” le sta chiedendo da più di un anno.

E’ bene però che si sappia, in maniera chiara e senza equivoci, che quello che chiediamo noi è qualcosa di serio, strutturato e razionale e non un intervenire sull’onda della emozione del momento; e spieghiamo il perché.

1°)  Importante è sapere che, se non si usano le giuste metodologie, applicate nel contesto di un protocollo organico di studio, le analisi non solo potrebbero non dare risultati clinicamente utili, anzi avrebbero paradossalmente l’effetto deleterio di essere fuorvianti sul reale stato di “salute” sia delle persone che degli animali analizzati, come sul reale stato di inquinamento di tutti gli alimenti, verdure in primis, coltivate nella zona.

2°) già nella precedente indagine effettuata nel 2007 furono trovati elevati e preoccupanti tassi di sostanze tossiche simili alle diossine nel sangue di volontari, cittadini  di Scarlino e Follonica, che si sottoposero alle analisi.
Si disse allora che era necessario ricercare e individuare la fonte e i motivi di questo avvelenamento. Non se ne fece più niente.
Abbiamo chiesto alla ASL di ripetere, a distanza di 6 anni, i dosaggi su quei volontari per verificare la variazione intervenuta nel loro stato di intossicazione. La risposta è stata sconcertante: a causa della legge sulla privacy non è possibile risalire ai volontari del 2007. Così lo studio, proprio perché non inserito in un protocollo organico di lavoro, ha perso gran parte del suo potenziale come indicatore della quantità di sostanze tossiche assunte dall’esterno e di termometro dell’inquinamento ambientale.

3°) ricercare le diossine nel latte di asina fuori da un contesto diagnostico strutturato potrebbe dire ben poco. Potrebbe essere che il latte risulti immune da diossine non tanto perché sul foraggio della zona non ve ne sia, semplicemente perché le asine, stando a quanto ci risulta, vengono alimentate per la maggior parte con foraggi provenienti da fuori zona. Per contro trovare un alto tasso di elementi tossici nel latte con tutta probabilità potrebbe non essere collegabile direttamente all’ultimo episodio di Scarlino Energia, ma a episodi pregressi di questa azienda e non solo.

4°) è abbastanza difficile individuare alti livelli di metalli tossici nel sangue del lavoratore, a meno di un fatto eclatante di intossicazione acuta.  D’altro canto, a causa della sua fugacità nel sangue,  un basso livello od una assenza del metallo, non è necessariamente indice di buona salute:  il danno potrebbe essere comunque grave e già in corso nell’organismo con il metallo tossico ben nascosto nel fegato o nel rene o nelle ossa del  lavoratore stesso.  I metalli tossici vanno cercati in  matrici biologiche più significative.

In particolare, per la loro ricerca,  già il 26 giugno scorso abbiamo fatto presente ai responsabili della ASL  l’opportunità che le analisi venissero fatte da un Dipartimento particolarmente attrezzato e competente dell’Istituto Superiore di Sanità (che abbiamo indicato alla ASL) e non delegato, da parte di Scarlino Energia, ad un qualche altro Istituto con competenze più generiche.

Quindi sì alle analisi e ai controlli, ma che siano  eseguiti da Istituti con adeguata esperienza, che siano parti terze rispetto alle aziende, e sopratutto contemplate in un progetto organico e di lungo termine. Ovviamente il progetto, nell’ambito della più completa trasparenza, dovrà essere spiegato alla popolazione.

l’Associazione
“Lavoro, Ambiente e Salute”