Ago 282014
 

LAURA MONTANARI
C’È UN’INCHIESTA della magistratura di Grosseto sulle emissioni di anidride solforosa e ossidi di azoto della Nuova Solmine di Scarlino. Nessun indagato: sono però scattati una serie di controlli, come conferma il procuratore Giuseppe Verusio. La procura ha incaricato dei periti per monitorare la fabbrica dopo che i tecnici dell’Ispra, l’Istituto superiore per la Protezione e la ricerca ambientale, avevano riscontrato il superamento dei limiti di legge per alcuni inquinanti. L’industria appartiene al gruppo Mansi, leader nella produzione di acido solforico. «Siamo tranquilli abbiamo appena investito due milioni e mezzo di euro lo scorso giugno applicando la migliore tecnologia sulle nostre emissioni — spiega Luigi Mansi, l’industriale alla guida della Nuova Solmine — oggi siamo molto al di sotto dei limiti consentiti dalla legge ». Eppure alcuni ambientalisti non sono ne sono convinti. Ieri mattina, in una conferenza stampa, Roberto Barocci del Forum Ambientalista grossetano ha spiegato che «la Nuova Solmine ha chiesto più proroghe dal 2007 al 2010 rispetto alle prescrizioni della commissione istruttrice che esprime il parere al ministro sull’autorizzazione integrata ambientale. Il ministro nel 2010 concede l’autorizzazione condizionata, dà due anni di tempo per realizzare le prescrizioni».
«GLI ispettori del ministero hanno verificato la non ottemperanza delle prescrizioni date segnalando la violazione alla procura della repubblica» prosegue Barocci che sottolinea: «E’ rischioso il silenzio degli amministratori pubblici locali, qui c’è un problema politico non va affrontato in sede giudiziaria. Noi non chiediamo la chiusura dell’impianto, ma soltanto che si adegui con investimenti possibili e ragionevoli». Alla conferenza ad affiancare Barocci c’era anche Monica Faenzi, deputata di Forza Italia e Massimo Artini del M5S.
Gli ambientalisti sostengono che oltre al problema delle emissioni, esiste anche «quello degli scarichi a mare e quello della gestione di rifiuti pericolosi come la pirite contenente arsenico fuori norma». La questione delle ceneri di pirite è una vicenda che la Nuova Solmine ha ereditato dall’impianto rilevato da Eni, sostiene Luigi Mansi: «Ne avevamo due milioni di tonnellate, ora ne sono rimaste stoccate circa quattrocentomila. Ogni volta che cambia un ministro viene cambiata anche la normativa e in questi anni le ceneri di pirite sono passate da materia prima secondaria a rifiuto… Noi abbiamo semplicemente chiesto al ministero che ci venga fornita l’esatta classificazione della materia per procedere poi al suo trattamento. Le abbiamo ereditate e le abbiamo messe in sicurezza. Non capisco questi attacchi, siamo un’impresa leader in Italia nella produzione di acido solforico, diamo lavoro a tante persone, forse diamo fastidio a qualcuno…» ( l. m.)

Fonte: La Repubblica del 28/08/2014