Set 042014
 

SULLA NATURA, ma soprattutto sulla eventuale pericolosità delle ceneri di pirite si baserà l’esposto che il Forum ambientalista invierà al ministero dell’Ambiente e alla procura di Grosseto. Sotto tiro la Nuova Solmine che quelle ceneri «le ha commercializzate come sottoprodotto — unite al cemento — e vendute in varie parti d’Italia». E’ questa la nuova accusa che il Forum, rappresentato da Roberto Barocci e altri cittadini con lui, lanciano alla Nuova Solmine. E qui non si tratta di emissioni di anidride solforosa oltre i limiti di legge. Qui si parla di ceneri di pirite e, quindi, di arsenico, una sostanza altamente cancerogena.
«LE CENERI di pirite (quelle per intenderci che sono nel cosiddetto ‘panettone’ di Scarlino) — prosegue Roberto Barocci — erano classificate da tutti gli enti pubblici e dalla stessa Nuova Solmine rifiuto tossico e nocivo, prima del 1997 e poi definite rifiuto pericoloso col decreto Ronchi, sia sulla base del loro elevato contenuto di arsenico». Proprio di recente, invece, l’azienda scarlinese, nella domanda presentata al Ministero per la revisione delle prescrizioni Aia, sottolinea come «La Nuova Solmine ha sempre gestito il materiale in questione quale sottoprodotto da destinare ad altro processo produttivo, non manifestando in nessun caso l’intenzione di volersene disfare». E’ qui il punto di rottura con gli ambientalisti che sostengono come proprio la gestione delle ceneri come sottoprodotto vada contro quanto sostenuto anche dalla Corte Costituzionale.
INOLTRE, il Tribunale amministrativo del Veneto ha di recente rigettato la richiesta della società Orinoco, ex Veneta Mineriaria, che tendeva a ottenere dal giudice amministrativo che le ceneri di pirite fossero considerate un rifiuto. Riconoscimento negato a causa della pericolosità delle quantità di arsenico cedute alle acque meteorologiche e alla laguna di Venezia. Questo il quadro d’insieme, in cui non difettano le accuse di mancato controllo da parte degli amministratori pubblici. Ciò che Barocci e il suo Forum vogliono far emergenze, infatti, è la «mancanza di controllo di applicazione delle normative. Non può essere sempre la magistratura — non si stanca di ripetere Barocci — a dover intervenire, come è capitato nel caso delle emissioni di anidride solforosa sempre da parte della Nuova Solmine». I «nominati» quali amministratori che avrebbero dovuto vigilare sono l’assessore regionale Anna Rita Bramerini e il presidente della Provincia Leonardo Marras. «Non potranno dire — sottolinea Barocci — che non hanno competenza su come vengono gestiti i rifiuti. L’assessore regionale Bramerini e l’ex presidente della Provincia Marras oggi affermano che hanno sempre vigilato, dovrebbero invece confrontarsi con queste autorevoli valutazioni e giustificare il proprio silenzio, considerando che i loro dirigenti erano a conoscenza del fatto che fino al 2014 la Nuova Solmine ha continuato a trasferire con le ceneri l’arsenico in tutta Italia».
Cristina Rufini

Fonte: La Nazione del 04/09/2014