Ago 292014
 

L’ASSESSORE regionale Anna Rita Bramerini mette un punto fermo anche sul trattamento delle ceneri di pirite, altra contestazione sollevata alla Nuova Solmine. «La società a maggio 2013 — spiega Bramerini — ha presentato al ministero istanza di riesame dell’Aia 2010 per la loro gestione come sottoprodotto. Il ministero ha avviato il procedimento di riesame. Il gruppo istruttore della commissione Aia ministeriale, esaminata la documentazione, ha ritenuto di non poter accogliere l’istanza presentata dalla Solmine. La società ha comunicato agli enti competenti la sospensione della vendita delle ceneri di pirite ai cementifici. Successivamente ha fornito al ministero dell’Ambiente nuovi elementi sulla gestione delle ceneri di pirite rispetto a quelli già oggetto di istruttoria da parte della commissione Aia-Ippc. Il Mattm ha pertanto avviato a luglio 2014 un nuovo procedimento di riesame sulla gestione delle ceneri di pirite come sottoprodotto».

Fonte: La Nazione del 29/08/2014

Ago 282014
 

LAURA MONTANARI
C’È UN’INCHIESTA della magistratura di Grosseto sulle emissioni di anidride solforosa e ossidi di azoto della Nuova Solmine di Scarlino. Nessun indagato: sono però scattati una serie di controlli, come conferma il procuratore Giuseppe Verusio. La procura ha incaricato dei periti per monitorare la fabbrica dopo che i tecnici dell’Ispra, l’Istituto superiore per la Protezione e la ricerca ambientale, avevano riscontrato il superamento dei limiti di legge per alcuni inquinanti. L’industria appartiene al gruppo Mansi, leader nella produzione di acido solforico. «Siamo tranquilli abbiamo appena investito due milioni e mezzo di euro lo scorso giugno applicando la migliore tecnologia sulle nostre emissioni — spiega Luigi Mansi, l’industriale alla guida della Nuova Solmine — oggi siamo molto al di sotto dei limiti consentiti dalla legge ». Eppure alcuni ambientalisti non sono ne sono convinti. Ieri mattina, in una conferenza stampa, Roberto Barocci del Forum Ambientalista grossetano ha spiegato che «la Nuova Solmine ha chiesto più proroghe dal 2007 al 2010 rispetto alle prescrizioni della commissione istruttrice che esprime il parere al ministro sull’autorizzazione integrata ambientale. Il ministro nel 2010 concede l’autorizzazione condizionata, dà due anni di tempo per realizzare le prescrizioni».
«GLI ispettori del ministero hanno verificato la non ottemperanza delle prescrizioni date segnalando la violazione alla procura della repubblica» prosegue Barocci che sottolinea: «E’ rischioso il silenzio degli amministratori pubblici locali, qui c’è un problema politico non va affrontato in sede giudiziaria. Noi non chiediamo la chiusura dell’impianto, ma soltanto che si adegui con investimenti possibili e ragionevoli». Alla conferenza ad affiancare Barocci c’era anche Monica Faenzi, deputata di Forza Italia e Massimo Artini del M5S.
Gli ambientalisti sostengono che oltre al problema delle emissioni, esiste anche «quello degli scarichi a mare e quello della gestione di rifiuti pericolosi come la pirite contenente arsenico fuori norma». La questione delle ceneri di pirite è una vicenda che la Nuova Solmine ha ereditato dall’impianto rilevato da Eni, sostiene Luigi Mansi: «Ne avevamo due milioni di tonnellate, ora ne sono rimaste stoccate circa quattrocentomila. Ogni volta che cambia un ministro viene cambiata anche la normativa e in questi anni le ceneri di pirite sono passate da materia prima secondaria a rifiuto… Noi abbiamo semplicemente chiesto al ministero che ci venga fornita l’esatta classificazione della materia per procedere poi al suo trattamento. Le abbiamo ereditate e le abbiamo messe in sicurezza. Non capisco questi attacchi, siamo un’impresa leader in Italia nella produzione di acido solforico, diamo lavoro a tante persone, forse diamo fastidio a qualcuno…» ( l. m.)

Fonte: La Repubblica del 28/08/2014

Ago 282014
 

di CRISTINA RUFINI
«EMISSIONI di anidride solforosa e ossido di azoto ben oltre il limite massimo consentito dalla legge e ceneri di pirite trattate come semiprodotto invece che come rifiuto». Sono queste le due contestazioni che gli ispettori dell’Ispra — quindi ministeriali — e dell’Arpa fanno alla gestione della Nuova Solmine di Scarlino e inviate alla procura della Repubblica a marzo scorso, che ha portato all’apertura di un’inchiesta coordinata dal sostituto Marco Nassi. «Il gestore — si legge nella segnalazione — ha continuato nel corso del tempo a utilizzare le ceneri di pirite in regime di sottoprodotto difformemente da quanto indicato nel decreto di Autorizzazione integrata ambientale che invece le annovera tra i rifiuti». Tutto fa capo, appunto, all’Autorizzazione che l’allora ministro dell’ambiente, Stefania Prestigiacomo, rilascia nel 2010 con tanto di decreto alla Nuova Solmine, condizionandola però al mettersi in regola coi nuovi parametri sulle emissioni voluti dalla normativa entro due anni. Viene istituita una apposita Commissione di controllo cui di fatto la dirigenza in più di un’occasione nel corso degli ultimi cinque anni chiede e ottiene proroghe per l’adeguamento. Fino al 23 maggio scorso quando, a distanza di sette anni dall’avvio del procedimento per l’ottenimento definitivo dell’Aia, l’ufficio ministeriale competente per le verifiche ha comunicato che la procedura d’esame si è conclusa, certificando che la Nuova Solmine non ha ottemperato alle prescrizioni , chiedendo nuove proroghe «senza fornire un programma di adeguamento ai limiti prescritti e ha comunicato attività di studio e non una scelta tecnica definitiva». Da qui la decisione di ritenere l’azienda «inottemperante». Di fatto, due mesi prima — a marzo — gli ispettori di Ispra e Arpa avevano già comunicato alla magistratura l’inottemperanza, rilevata nel corso dei sopralluoghi eseguiti in azienda tra il 4 e il 6 febbraio scorso.
IN PARTICOLARE è stato rilevato — come riportato nella segnalazione — «la mancata ottemperanza alle disposizioni del decreto Aia che prevedeva un termine di 24 mesi ( a partire dal 2007), per il rispetto dei valori limite per le emissioni in atmosfera, in particolare per quanto riguarda la prescrizione per il camino B1-F che convoglia i fumi derivanti dall’impianto di produzione dell’acido solforico. Di adottare tecnologie che consentano di transitare dal valore rilevato di 1.200 microgrammi per metro cubo a quello di 680, che è il massimo consentito dalla legge. Adeguamento che avrebbe dovuto essere raggiunto a febbraio 2013, come limite massimo, e non è mai stati conseguito. Gli ispettori hanno poi contestato, in merito alle ceneri di pirite, che «l’azienda trattandole come sottoprodotto ha sempre omesso di seguire le procedure tecniche necessarie e obbligatorie per la gestione di un rifiuto».

Fonte: La Nazione del 28/08/2014

Ago 282014
 

Scarlino 28 agosto 2014

L’associazione “Lavoro Ambiente e Salute” (LAS) di Scarlino è fortemente preoccupata sulle ultime notizie apprese relative alla Nuova Solmine.

Il Ministero dell’Ambiente, tramite l’ISPRA e l’ARPA Toscana, ha certificato che la Nuova Solmine è inadempiente rispetto alle prescrizioni ricevute per il rilascio dell’AIA, notificando le violazioni di legge anche alla Procura della Repubblica.

La nostra Associazione, fin dalla sua istituzione, ha insistito su controlli e monitoraggi continui, ad ogni livello, da parte delle singole industrie che operano nel nostro territorio. E, purtroppo, le nostre preoccupazioni, da sempre denunciate, sono divenute realtà. Il nostro scopo sociale è sempre stato diretto  alla salvaguardia della salute dei cittadini contemperando però anche l’ambiente e l’occupazione. Ed è per questo che auspichiamo che prima che si arrivi ad un intervento della magistratura, che potrebbe avere conseguenze gravi in termini di occupazione, vengano attuate da parte dell’azienda azioni virtuose per innovare e mettere in regola e sicurezza l’attività.

Inoltre chiediamo alle amministrazioni comunali interessate (Scarlino e Follonica) e alle associazioni sindacali una chiara presa di posizione su questi fatti e un incontro pubblico, assieme alle altre associazioni nel territorio, per discutere del problema e capire quale strategia le amministrazioni intendano perseguire.

Non è più tempo di silenzi, ma di azioni concrete che vadano verso il rispetto della legalità e verso investimenti industriali adeguati.

L’associazione
“Lavoro Ambiente e Salute”

Mag 232014
 

Riteniamo importante e corretto sia verso gli associati che la cittadinanza riferire sull’esito degli incontri che la nostra associazione ha avuto con i candidati a Sindaco del comune di Scarlino.

Il confronto,  in merito a  precise richieste scritte (vedi comunicato stampa del 7 maggio scorso) che avevamo sottoposto ai tre candidati,  è stato sempre aperto e ben circostanziato.

L’analisi dei sei punti fondamentali,  sui temi del lavoro, dell’ambiente e della salute, che avevamo posto come base di discussione, ha portato ad una sostanziale condivisione delle nostre richieste.

Abbiamo avuto, dai tre candidati, ampie assicurazioni di un loro impegno per supportare le richieste della associazione nell’area tematica della salute.  Per quanto concerne le richieste in tema ambientale c’è stata da parte dei tre candidati una dichiarata volontà e consapevolezza che scelte e strategie per interventi che condizioneranno il futuro del territorio, come la bonifica della falda acquifera, debbano essere prese con il coinvolgimento della popolazione e delle associazioni per mezzo di riunioni consultive appositamente convocate.  Sul fronte del lavoro, ed in particolare sul possibile impatto che in termini occupazionali potrebbe creare la gestione dei gessi Tioxide, la modalità di approccio per i tre candidati è stata abbastanza diversa. D’altra parte, vista la complessità della materia, è stato importante per l’ associazione mettere in evidenza i rischi ambientali e le problematiche occupazionali connesse alla gestione dei gessi e prendere atto della dichiarata disponibilità dei tre candidati a tenere ben presente e gestire per tempo, nelle sedi opportune, questo problema.

Possiamo concludere che da parte dei tre candidati si è preso atto che per quanto concerne le modalità del coinvolgimento della popolazione e delle associazioni che si interessano di temi fondamentali, quali quelli sopra esposti,  una rottura con le modalità di gestione del passato è indispensabile. Naturalmente l’augurio che ci facciamo come associazione, nell’interesse di tutto il comprensorio,  è quello di non essere smentiti da comportamenti futuri non in linea con le dichiarazioni sottoscritte.  Serietà, correttezza e coerenza è quello che ci aspettiamo dai tre candidati, primo fra tutti  da colui o colei che guiderà il Comune nei prossimi cinque anni.

Mag 182014
 

Il 25 maggio si terranno le elezioni amministrative nel nostro Comune. Come nostro costume, fedeli a quanto dichiarato nello statuto dell’Associazione, con  assoluta imparzialità, e per i fini strettamente istituzionali, abbiamo chiesto di incontrare le delegazioni delle tre liste presenti in questa tornata elettorale.

A questo link pubblichiamo la lettera che abbiamo consegnato ai tre candidati a Sindaco; prossimamente daremo conto dell’esito dei colloqui e delle posizioni espresse dai tre candidati.

Mar 012014
 

SCARLINO – Una targa per ricordare il dottor Emilio Diversi, medico di Scarlino, morto nell’ottobre 2012. Era arrivato in paese all’inizio degli anni ’80 da Orbetello, suo paese d’origine, come medico di base. Da allora aveva curato tutti a Scarlino per trentuno anni.
Per questo, per ricordare lui e la sua opera, Antonio Pavani, presidente della L.A.S. (Lavoro, Ambiente e Salute) di Scarlino, ha voluto consegnare, presso la sala Auser di Scarlino Scalo, la L.A.S.tra d’Oro 2014 alla Lucia Falaschi, moglie di Emilio Diversi. Alla consegna è intervenuta anche la dottoressa Pierangela Domenici che ha tracciato un profilo di Emilio Diversi e la figlia Virginia.

Fonte: ilgiunco.net del 25/02/2014

Feb 182014
 

A seguito della presentazione, presso la sala consiliare del Comune di Scarlino,  del progetto per la bonifiche delle acque di falda nella piana del Casone il 6 febbraio apparve sulla stampa un articolo del prof. Barocci che ha visto poi successive repliche e prese di posizione da parte della Provincia,  dei Comuni di Scarlino e Follonica (che si sono rimproverati comportamenti non corretti nella conduzione dell’iter per la definizione del progetto per le bonifiche) e delle associazioni ambientaliste. A seguito di questo dibattito  si è tenuta una conferenza stampa il 18 febbraio in occasione della quale fu consegnata alla stampa, da parte della nostra Associazione, il seguente

COMUNICATO STAMPA DEL  18 Febbraio 2014

All’interno del programma di bonifica del territorio crediamo che la  bonifica  delle falde sia il passaggio tecnicamente  più difficile, complesso ed oneroso.  Per questo motivo non possiamo che essere favorevoli  al dibattito che si può sviluppare su questo argomento in modo poi da rendere pubblici, assieme ai dati ufficiali anche altri dati e pareri che fossero in dissonanza con questi.  Che ci sia necessità di dibattito  lo dimostrano anche le esternazioni,  che da parte di alcuni politici,  sono apparse sulla stampa questi ultimi giorni in risposta al primo articolo del prof  Barocci. Esternazioni  che ci hanno lasciato a dir poco perplessi, come se la storia passata nulla avesse insegnato su quali danni si possono creare con comportamenti superficiali e irresponsabili.

Per quanto riguarda l’aspetto economico delle bonifiche come Associazione non entriamo  nel merito. Lasciamo questo aspetto, come dibattito e gestione,   alle forze  politiche ed ai cittadini come giudizio.

A noi interessa invece  l’importanza che queste bonifiche  rivestono, se ben fatte,  per l’ambiente e di riflesso sulla salute della popolazione. Questo è per noi un punto fondamentale  ed è un altro motivo per cui siamo presenti a questo incontro.  Dispiace che, non appena avviato, il progetto di bonifica delle falde già veda prese di posizione così rigide da parte di certi amministratori.  Ci riferiamo alla poca disponibilità al dialogo, dimostrata addirittura fra amministrazioni confinanti, prima ancora che fra istituzioni e cittadini, alla scarsa capacità di ascolto e di considerazione  delle voci esterne rispetto  a quelle  dei tecnici incaricati del progetto di bonifica.

Da parte nostra seguiremo con estrema attenzione lo svolgimento di questo progetto registrando e  analizzando ogni osservazione che  venga  prodotta,  per poi riportare il nostro pensiero ai cittadini cercando di coinvolgerli e renderli partecipi intorno a questo importante problema.

Feb 102014
 

di Francesca Ferri SCARLINO Tre macchie viola scuro si allargano in cerchi concentrici color fucsia, poi rosso, poi arancio e quindi giallo. E il giallo si allunga a est e a ovest della zona industriale della piana di Scarlino, ben oltre il canale Solmine, fino a ricoprire il quartiere Cassarello di Follonica. La legenda non lascia spazio ai dubbi: la zona contaminata da arsenico nella piana di Scarlino ha oltrepassato di gran lunga i punti in cui era circoscritta fino al 2011. La tavola 4c, che pubblichiamo qui a fianco, fa parte dello studio commissionato dal Comune di Scarlino alla società Ambiente di Firenze, che si è aggiudicata la gara per studiare la situazione della contaminazione da arsenico della falda superficiale ed elaborare un progetto di bonifica. Aggiornato al 16 maggio 2013, è l’ultimo studio sulla zona ed è stato presentato lunedì in conferenza dei servizi a Scarlino (presenti Comune, Regione, Provincia, Arpat, Asl). E descrive una situazione allarmante. La tavola evidenzia tre focolai (uno a due teste) di inquinamento, indicati con il colore viola. Viola significa la più massiccia presenza di arsenico, da 800 a oltre 1200 microgrammi per litro; poi, a scendere, fucsia da 600 a 800; rosso tra 550 e 600; arancio da 350 a 550 e infine giallo da 10 a 350 microgrammi per litro. Per chi non lo sapesse già, il limite di legge per la concentrazione di arsenico nell’acqua è di 10 microgrammi per litro (nella cartina corrisponde al colore bianco). Confrontandola con la cartina che si riferisce al 2011, la differenza è evidente. In questa mappa i livelli di arsenico sono indicati con cerchietti rossi. Quelli più piccoli indicano concentrazioni di arsenico entro i 10 microgrammi per litro, cioè nella norma. Quanto alla zona verso Follonica, non risulta contaminazione. Ieri il sindaco, Maurizio Bizzarri, intervistato dal Tirreno, ha dichiarato che la zona inquinata non si era allargata. Oggi la parola va al portavoce del Forum Ambientalista, Roberto Barocci, che da anni combatte perché siano riconosciute le responsabilità sull’inquinamento della piana e denuncia i rischi per la salute connessi alla contaminazione. Anche Barocci lunedì era presente alla conferenza. E oggi rende noti i dati discussi al tavolo, che descrivono una situazione ben più grave. Barocci, a che risultato è giunto questo ultimo studio? «Gli studi precedenti, in particolare lo studio Tiezzi del 2002 e lo studio Biondi Donati del 2011, commissionato dalla Provincia, limitavano l’inquinamento all’area tra il canale allacciante a est e il canale Solmine a ovest. Rispetto a questi studi le nuove planimetrie evidenziano un allargamento dell’inquinamento, soprattutto arsenico e manganese, a tutta l’area industriale di Follonica e a una parte di Cassarello». A che livello è l’arsenico? «Nella zona storicamente più inquinata è pericolosissimo. L’arsenico è a un livello tale che basterebbe lavarsi le mani con quest’acqua per sviluppare tumori della pelle. Ma in questo caso l’ordinanza del Comune di Scarlino che ne vieta l’emungimento ai privati garantisce contro questo rischio. Purtroppo però i dati che abbiamo in quest’ultimo studio dicono che c’è un pericolo molto serio anche nel comune di Follonica». Ed è un pericolo nuovo? «Sì, nuovo da due anni a questa parte o, almeno, non precedentemente segnalato. Se poi qualcuno dice che non c’è nulla di nuovo, vuol dire che in passato non hanno segnalato una condizione pericolosa per la popolazione. E ciò sarebbe molto più grave». Che rischi corre la gente? «Nel comune di Follonica i valori sono 50 volte superiori ai limiti di legge. Ma bisogna essere onesti e non fare allarmismo: il colore giallo dice che qui l’acqua è pericolosa se si beve per molto tempo. Solo dove è segnalato il rosso significa che l’acqua è pericolosa anche per l’annaffiatura». Però la zona rossa avanza su Follonica. Perché? «Il movimento di queste falde, è dimostrato, è condizionato dai pozzi presenti nella zona di Follonica che sottraendo pressione nei punti di emungimento producono una depressione che richiama acqua. Ciò dimostra che le barriere fatte finora non hanno avuto effetto, tant’è che nel nuovo progetto sono sostituite. Che fare? È necessario che il Comune di Follonica intervenga subito e imponga il divieto all’emungimento dell’acqua. È in gioco la vita di chi la usa». Anche la contaminazione da manganese si è allargata? «Sì, e anche questo è preoccupante. Il manganese non è cancerogeno ma è comunque tossico. In alcune zone è 5 volte più alto della norma. E arriva fino alla zona sportiva». Alla fine quanto arsenico c’è nella falda? «Purtroppo storicamente si è sottovalutata la quantità di arsenico disperso negli anni dall’attività industriale di Eni. L’unico studio recente che ha quantificato la probabile dispersione di arsenico nell’area è lo studio Tiezzi del 2002 che parlava di un probabile inquinamento di 539 milioni di metri cubi d’acqua. Come dire un campo di calcio alto 53 chilometri. La nostra legislazione, purtroppo, stabilisce limiti di emissione e pericolosità solo in base al parametro della concentrazione, in questo caso i microgrammi per litro. Ma questi criteri andavano bene 50 anni fa, rispetto agli inquinanti allora in gioco, quando i “contenitori” acqua o atmosfera potevano esser considerati illimitati. Con le tecnologie di oggi non basta: non è vero che il “contenitore” è illimitato. Le tonnellate di arsenico da qualche parte vanno smaltite. Bisogna dire basta a un’impiantistica che concentra le quantità. È un problema culturale».

Fonte: Il Tirreno del 06/02/2014

Lug 112013
 

Scarlino  08.07. 2013

Alla Stampa
Ai nostri Soci  ed alla Cittadinanza

Come volevasi dimostrare. E ora siamo alle analisi! Compiuto il disastro tutti, a gran voce, a chiedere le analisi. Analisi sulle varie matrici ambientali e sulla catena alimentare, analisi sul latte delle asine delle Bandite, analisi del sangue sui lavoratori.

Le chiedono i sindaci, si chiede che la provincia provveda, le chiede la ASL.

L’associazione “Lavoro, Ambiente e Salute” le sta chiedendo da più di un anno.

E’ bene però che si sappia, in maniera chiara e senza equivoci, che quello che chiediamo noi è qualcosa di serio, strutturato e razionale e non un intervenire sull’onda della emozione del momento; e spieghiamo il perché.

1°)  Importante è sapere che, se non si usano le giuste metodologie, applicate nel contesto di un protocollo organico di studio, le analisi non solo potrebbero non dare risultati clinicamente utili, anzi avrebbero paradossalmente l’effetto deleterio di essere fuorvianti sul reale stato di “salute” sia delle persone che degli animali analizzati, come sul reale stato di inquinamento di tutti gli alimenti, verdure in primis, coltivate nella zona.

2°) già nella precedente indagine effettuata nel 2007 furono trovati elevati e preoccupanti tassi di sostanze tossiche simili alle diossine nel sangue di volontari, cittadini  di Scarlino e Follonica, che si sottoposero alle analisi.
Si disse allora che era necessario ricercare e individuare la fonte e i motivi di questo avvelenamento. Non se ne fece più niente.
Abbiamo chiesto alla ASL di ripetere, a distanza di 6 anni, i dosaggi su quei volontari per verificare la variazione intervenuta nel loro stato di intossicazione. La risposta è stata sconcertante: a causa della legge sulla privacy non è possibile risalire ai volontari del 2007. Così lo studio, proprio perché non inserito in un protocollo organico di lavoro, ha perso gran parte del suo potenziale come indicatore della quantità di sostanze tossiche assunte dall’esterno e di termometro dell’inquinamento ambientale.

3°) ricercare le diossine nel latte di asina fuori da un contesto diagnostico strutturato potrebbe dire ben poco. Potrebbe essere che il latte risulti immune da diossine non tanto perché sul foraggio della zona non ve ne sia, semplicemente perché le asine, stando a quanto ci risulta, vengono alimentate per la maggior parte con foraggi provenienti da fuori zona. Per contro trovare un alto tasso di elementi tossici nel latte con tutta probabilità potrebbe non essere collegabile direttamente all’ultimo episodio di Scarlino Energia, ma a episodi pregressi di questa azienda e non solo.

4°) è abbastanza difficile individuare alti livelli di metalli tossici nel sangue del lavoratore, a meno di un fatto eclatante di intossicazione acuta.  D’altro canto, a causa della sua fugacità nel sangue,  un basso livello od una assenza del metallo, non è necessariamente indice di buona salute:  il danno potrebbe essere comunque grave e già in corso nell’organismo con il metallo tossico ben nascosto nel fegato o nel rene o nelle ossa del  lavoratore stesso.  I metalli tossici vanno cercati in  matrici biologiche più significative.

In particolare, per la loro ricerca,  già il 26 giugno scorso abbiamo fatto presente ai responsabili della ASL  l’opportunità che le analisi venissero fatte da un Dipartimento particolarmente attrezzato e competente dell’Istituto Superiore di Sanità (che abbiamo indicato alla ASL) e non delegato, da parte di Scarlino Energia, ad un qualche altro Istituto con competenze più generiche.

Quindi sì alle analisi e ai controlli, ma che siano  eseguiti da Istituti con adeguata esperienza, che siano parti terze rispetto alle aziende, e sopratutto contemplate in un progetto organico e di lungo termine. Ovviamente il progetto, nell’ambito della più completa trasparenza, dovrà essere spiegato alla popolazione.

l’Associazione
“Lavoro, Ambiente e Salute”