Mag 022013
 

L’indagine epidemiologica ha già sollevato diversi dubbi nei mesi scorsi. Redatta nell’iter per il rilascio delle nuove autorizzazioni all’inceneritore di Scarlino, è una dei perni su cui si basa il ricorso al Tar presentato dal Comitato del No e dagli ambientalisti proprio contro l’impianto. «La Provincia ha rilasciato le dichiarazioni basandosi su uno studio epidemiologico che di fatto mostra valori molto allarmanti, al contrario di quanto vorrebbero farci credere – ha detto il presidente del Comitato Mario Monciatti nel giorno della presentazione del ricorso – pensare che registra nella nostra zona una quantità di casi di ricovero e mortalità dovuti ai tumori equivalente al doppio dell’incidenza regionale». Ma la Provincia al momento del rilascio delle autorizzazioni «ha ritenuto i dati dell’indagine epidemiologica come statisticamente irrilevanti perché relativi a una popolazione di soli 30mila abitanti», ha detto Monciatti.
SCARLINO Documenti alla mano, emerge che i dati sono «tutt’altro che tranquillizzanti». È quanto sostiene l’associazione “Lavoro, Ambiente e salute”, che martedì parteciperà al consiglio comunale di Scarlino armata di due indagini sull’impatto che le industrie del Casone hanno sul territorio. «Sono dati che vanno letti con cautela – raccomanda il presidente Antonio Pavani – Non vogliamo fare allarmismi, che non servono a niente. Però ci sono dei dati che non vanno bene e devono essere tenuti d’occhio dalle amministrazioni». Sono due i temi «tutt’altro che tranquillizzanti» che l’associazione porterà all’attenzione dell’assise: la presenza di sostanze della famiglia delle tossine riscontrate nelle persone sottoposte a un’indagine nel 2007 e il dato della presenza dei tumori nel territorio superiore a quello regionale. Va tutto letto con cautela e occhio critico, come dice Pavani. Partendo da un dato di base: il contesto. E il bacino in cui vengono presi i campioni sotto esame è il “paesone” ridisegnato composto da Follonica e Scarlino, 25mila abitanti in tutto. A livello d’indagine, una soglia piuttosto bassa, dove due casi (mettiamo ad esempio di tumori) possono fare aumentare i valori rispetto a quelli regionali o nazionali. Cautela, appunto. Ma i dati ci sono. I primi che verranno sottoposti all’attenzione del consiglio comunale sono quelli saltati fuori dal monitoraggio effettuato nel 2007 su alcune persone volontarie. «È stata riscontrata in quel caso – spiega Pavani – la presenza di sostanze della stessa famiglia delle diossine, senza però che siano seguiti approfondimenti». L’altro dato, invece, è quello che arriva dall’indagine epidemiologica del settembre scorso, dove in base alla statistica «la presenza dei tumori sul territorio è maggiore rispetto alla media regionale». Queste le verità dei documenti, che vanno lette senza allarmismi, come dicono dall’associazione. Ciononostante, «i dati emersi si rivelano tutt’altro che tranquillizzanti, se solo si ha la volontà di approfondire il significato dei risultati e capire i limiti che, per motivi oggettivi, hanno le metodologie analitiche e statistiche utilizzate» spiegano da “Lavoro, Ambiente e Salute”. In questo senso, sono due le richieste che verranno fatte all’amministrazione. Innanzitutto, «agire con atti concreti per la messa in sicurezza del territorio e perché siano evitati altri danni ambientali»; e poi «pretendere, dalle istituzioni competenti, che siano prese adeguate misure di prevenzione e siano attivate procedure per il monitoraggio delle patologie che, riconducibili alle problematiche ambientali, preoccupano la popolazione del nostro comprensorio ed i medici di famiglia, come chiaramente richiamato nella relazione finale dell’istituto per lo studio e la prevenzione oncologica della Regione».

Fonte: Il Tirreno del 27/04/2013